Intervista a Leonardo Penotti (@penotti)

Fare la conoscenza di qualcuno che ha percorso lo stesso cammino che vorresti intraprendere tu, quando si tratta di avviare un’attività, scoprire le sue esperienze, sapere quello che pensava quando ha cominiciato, quello che pensa adesso, quello che senza dubbio farebbe di nuovo e quello che invece ha imparato dagli errori, secondo me, è davvero di grande aiuto per qualsiasi imprenditore.

Per questo ho deciso di aprire una nuova rubrica qui sul blog, uno spazio che dedico alle interviste agli imprenditori. E ho avuto il piacere di conoscere e inaugurare questa sessione con Leonardo Penotti (@penotti).

Argentino di origine italiana, Penotti è Ingegniere dei Sistemi di Informazione, Consulente I.T. in Comunicazione e Politica e imprenditore.


penotti

Per poterti conoscere un po’ meglio ci racconti brevemente qualcosa di te?

Vivo a Rosario, Argentina, dove sono nato e cresciuto. Sono Ingegniere dei Sistemi di Informazione e Consulente I.T. in Comunicazione e Politica

Che influenza hanno avuto i tuoi genitori su di te?

Sono cresciuto in un tipico ambiente della classe media lavoratrice, ricevendo molto amore soprattutto da parte dei miei genitori. Da loro ho imparato il valore della parola, dell’empatia, del rispetto, l’onestà e soprattutto l’importanza che ha per se stessi aiutare qualcun altro. Tutto questo me l’hanno insegnato attraverso il loro esempio senza bisogno che mi dicessero nulla.

Quali sono le tue origini?

Ho origini che risalgono all’Italia del nord, precisamente in Piemonte. Per questo ho la nazionalità italiana, oltre a quella argentina. I miei nonni facevano lavori completamente diversi da quelle che sono oggi le mie inclinazioni: litografia, metallurgia, pittura e arti plastiche. Certo nessuno di loro aveva un orientamento professionale simile al mio, che non sono attratto solo dall’Ingegneria, ma dall’arte in generale. Se parliamo invece delle mie origini etniche, come gran parte degli argentini, ho nel corpo sangue italiano, libanese, francese e creolo.

In quale momento della tua vita hai deciso di diventare Ingegnere in Sistemi di Informazione?All’incirca all’ultimo anno delle scuole elementari.

Raccontaci qualcosa su come è iniziata la tua carriera come Ingegnere in Sistemi di Informazione

Mi sono laureato come Ingegnere dei Sistemi di Informazione nella mia città, con una formazione statale all’ Universidad Tecnológica Nacional e successivamente con una formazione privata presso l’ Universidad Abierta Interamericana.

Quali corsi hai trovato utili come complemento alla tua carriera?

Mentre frequentavo la facoltà partecipavo a seminari e corsi affini e interdiscipinari come per esempio  “Unified Modeling Lenguaje”, analisi dei dati, architettura del software, nuove tecnologie e altre. Anche lo studio delle lingue è stato rilevante, perché per mantenere il passo è necessario leggere le bibliografie nella loro lingua originale, e questo ti permette di apprendere i concetti esattamente come gli esprime l’autore senza alcuna manipolazione.

Parlando di libri, quali libri o autori hanno svolto un ruolo determinante durante il tuo periodo da studente?

Ce ne sono molti. Le specializzazioni all’interno di questo tipo di lavoro sono talmente tante che mi sarebbe impossibile raccomandare solo una parte delle letture più adatte. Certamente però posso citare alcuni grandi autori che hanno trattato temi in maniera integrale e anche quelli che ne hanno parlato in maniera specifica. Ad esempio Thomas Cormen, William Stallings, Charles Leiserson, Craig Larman, Ronald Rivest, Andrew Tanenbaum, Abraham Silberschatz, Clifford Stein, fra i tanti. Quel che è certo è che nessuno dei loro libri può deludere.

 

Parlando invece di libri e autori non accademici ma ricreativi, quali preferisci? Anche relazionati con le nuove tecnologie.

Partendo dal fatto che i generi che più mi affascinano sono il distopico e il cyberpunk, gli autori che  più mi piace leggere sono William Gibson, George Orwell, Aldous Huxley, Ray Bradbury, Phillip Dick, Alan Moore, Masamune Shirow, Phyllis James e qualcun altro. Allo stesso modo mi vengono in mente grandi registi che mescolano distopia e surrealismo come per esempio Hideaki Anno, Terry Gilliam, Fritz Lang, Luis Buñuel, David Lynch, David Cronenberg, Alejandro Jodorowsky e l’elenco sarebbe ancora lungo.

Qual’è stato il tema della tua Tesi di Laurea?

La mia tesi era incentrata su una piattaforma virtuale universitaria per docenti e studenti sviluppata come un modello integrale di attività. Grazie all’aiuto di diversi docenti abbiamo testato il software online in vari corsi della Facoltà, per tutto il processo di sviluppo. I risultati furono molto buoni e hanno dimostrato come la resistenza al cambiamento in ambito accademico tende a diminuire.

Ricordi alcune materie che ti hanno fatto venire “il mal di testa”?

Mi piace molto la matematica e non posso dimenticare materie come “Fisica delle Leggi di Einstein”, “Elettromagnetismo in Stato Solido II” e alcune altre che in questo momento non ricordo sicuramente.

Come e quando è iniziata la tua carriera professionale?

Mentre stavo finendo l’università, a 25 anni, insieme a un gruppo di professionisti ho fondato nella città di Buenos Aires la prima impresa in Argentina che offriva servizi su piattaforme immersive. Oltre a ricoprire il mio ruolo gestionale ho ricoperto anche le mansioni di project manager e sviluppatore. La mia specializzazione mi ha permesso di essere l’unico programmatore in questo momento nel campo del linguaggio orientato a oggetti di Linden Lab e di Opensim.

Ricordi alcuni incontri curiosi con i tuoi primi clienti?

Ricordo una situazione molto divertenete dove un cliente mi disse: “Sei il primo Ingegnere dei Sistemi che conosco ad essere anche estroverso”. Fu molto carino.

Quali progetti o sviluppi furono maggiormente trascendenti o rilevanti, sia per te che per il cliente?

Ho avuto l’opportunità di portare avanti progetti immersivi nell’area politica per il Governo della Città Autonoma di Buenos Aires, nell’area educativa per la Universidad Argentina de la Empresa (U.A.D.E.), in Tics per la Rete delle Scuole Medie,  in ludicizzazione per Sedal Argentina per mano della conduttrice Mariana Fabbiani e nell’area multimediale per Radio Del Plata grazie al giornalista Jeorge Lanata, fra i tanti. Una volta conclusa questa tappa ho fatto alcuni laboratori e seminari inerenti questo tema.

C’è qualche annedoto che vorresti raccontarci di questa tappa?

Senz’altro mi piacerebbe rendervi partecipi delle difficoltà incontrate al momento di registrare l’impresa sulle piattaforme virtuali, in particolare per quanto riguardava il titolo, perché questa categoria non esisteva. Inoltre, a livello internazionale, non esisteva ancora Oculus, né Google o Facebook avevano investito in questa tecnologia, perché non era di uso di massa. Comunque non nego che l’esperienza più divertente fu quella con Jeorge Lanata. Era la prima volta che faceva uno streaming dal vivo connettendo un programma radio a una piattaforma virtuale accessibile al pubblico. Quando seppe che venivo da Rosario ricordo che disse scherzando: “Ma voi rosarini siete da tutte le parti, non è possibile”.

Un progetto all’interno di questi sviluppi che si è distinto per la sua trascendenza?

Un’esperienza molto gratificante è stata vedere uno dei miei sviluppi educativi presentato in CNN in spagnolo.

C’è un progetto o uno sviluppo che in questo momento ti entusiasma più degli altri?

Mi entusiasma molto la consulenza I.T. in politica e comunicazione. A livello internazionale è più struttrato, pensato bene e retto da una grande infrastruttura di dati. Qui molte volte lo si fa in maniera disordinata, quando in realtà si può fare molto meglio visto che abbiamo le risorse umane e le infrastrutture necessarie. In questo senso ho lavorato in strategie di campagne politiche virali e integrate per candidati con carica esecutiva, legislativa e centri di quartiere. Un ventaglio professionale che va dalla pianificazione della strategia generale, la ricerca e la capitalizzazione delle risorse, passando per l’analisi dei dati, fino alla formazione degli utenti finali. In questo caso particolare, non cito i nomi dei candiati per questioni di protocollo.

Un’esperienza personale o lavorativa che ti ha segnato?

Bè la vita ipso facto ci sorprende sempre. Per motivi di salute in famiglia, dopo l’esperienza come imprenditore sono tornato a lavorare più vicino a casa. Ho organizzato e portato avanti tutto il processo di recupero e riabilitazione della salute di mia madre. Desideravo avere la possibilità di restituire tutto quello che mi avevano dato e continuavano a darmi le persone a me più care e grazie a questo ho affrontato nuove sfide con una visione rafforzata di quello che è realmente importante nella vita. Per la mia esperienza personale quello è stato un momento di svolta.

Al giorno d’oggi quali sono le sfide che un Ingegnere in Sistemi di Informazione credi debba affrontare?

Questo lavoro ha molte ramificazioni e confini, per questo si potrebbero contare molteplici sfide. Se parliamo di sfide in generale allora potrei concentrarmi su quello con cui un ingegnere appena laureato o anche uno già avviato deve fare i conti, le definizioni stigmatizzate come ad esempio  “riparatore di PC”, “programmatore”, “hacker”, “disegnatore di pagine web”, etc.

Potrebbe sembrare uno scherzo ma nel nostro paese e in generale in Sud America, gli Ingegneri di Sistema sono confusi spesso con altre professioni tecniche. Molte volte infatti si pensa erroneamente che l’Ingegnere di Sistemi debba sapere tutto circa la tecnologia, hardware, software o qualsiasi altra tematica relazionata. Nonostante sia una professione “relativamente” nuova se paragonata ad altre che hanno alle spalle secoli di storia, c’è una grande disinformazione da parte delle persone in generale, professionisti e non.

Questo non significa che non rispetto le persone che di professione programmano o riparano pc, tutto il contrario, mi riferisco invece alla confusione che genera poi il problema della scarsa remunerazione quando viene assunto un Ingegnere dei Sistemi per fare un lavoro che non gli compete. Una grande piaga è il fatto che si dà uno stipendio con valore tecnico a coloro che ad esempio hanno fatto un corso di linguaggio di programmazione, ma che non hanno alcuna formazione universitaria. E, torno a ripetere, non mi esprimo su altri professionisti, mi riferisco al fatto che non sta bene assumere un Ingegnere dei Sistemi di Informazione per realizzare unicamente ed esclusivamente il lavoro di programmatore. Qui la colpa ce l’ha l’impresa che sa bene quello che sta facendo ma tuttavia lo fa ugualmente. Un ingengere ha competenze integrate, vede i processi con gli occhi di un’aquila, ha risorse umane, infrastrutture e moltissime altre conoscenze che ha sviluppato grazie alla sua formazione universitaria.

Se dovessi ricominciare la tua carriera professionale come imprenditore, sapendo quello che l’esperienza ti ha insegnato sino ad ora, cosa faresti di diverso?

“Essere perfezionista è quello che molte volte mi rimprovero”

É una risposta molto difficile perché come esseri umani siamo costretti a prendere delle decisioni in ogni secondo della nostra vita. Però posso affermare che non mi pento di nulla di quello che ho fatto a livello professionale, perché tutto quello che ho sviluppato l’ho fatto con coscienza e con la stessa professionalità, indipendentemente dalle dimensioni del progetto. Questo mi dà tranquillità, essere onesto. Essere perfezionista è quello che molte volte mi rimprovero.

Che consigli daresti a quei professionisti o imprenditori che desiderano avere successo?

“Il valore aggiunto più importante per un professionista è la sua onestà. Saper dire no al momento giusto. E vorrei ricordare loro di prendersi sempre cura dell’ingegneria sociale, che è l’hacking umano, questo è il vero cavallo di troia.”

Anzitutto mi piacerebbe sapere qual’è la loro definizione di successo. Sembra un cliché, ma posso affermare empiricamente che il successo è qualcosa di molto personale.

Per me il successo significa fare un lavoro che mi appassiona e avere la certezza che i miei affetti sono esattamente là dove desiderano stare e che sono felici. Non mi piace dare consigli come se fossero massime, però posso prendere quello che dalla mia esperienza lavorativa ho colto di positivo. Il valore aggiunto più importante per un professionista è la sua onestà, se uno è onesto con il suo cliente e questo ha la capacità di vedere e dare valore alla sua onestà, non avrei dubbi nel concludere un accordo con lui. Per onestà non mi riferisco solamente al fatto di non mentire ma anche alla capacità di dire quello che il cliente non è preparato o non vuole sentire, ma che nel momento in cui si apre a questo ottiene un beneficio assicurato. Voglio dire, non essere politicamente corretti per tutto il tempo. Anche essere sufficientemente umili per capire le esigenze irrealizzabili del cliente, stabilire un rapporto di empatia affinché lui capisca che sei dalla sua parte e lavori nell’interesse di entrambi. Creare un’atmosfera di lavoro il più tranquilla è piacevole possibile, sia se ci si trova dalla parte di chi fa le regole che dall’altro lato. Cercare di ricordarsi che se una persona dirige il progetto quella persona è il leader del gruppo, non il capo, questa è una grande sfida tanto professionale come emozionale.  Saper dire “no” al momento giusto perché si è consapevoli che sostenere un “si” nel tempo è impossibile. Infine vorrei ricordare loro di prendersi sempre cura dell’ingegneria sociale, che è l’hacking umano, questo è il vero cavallo di troia.

Oggi qual’è la tua motivazione principale?

Uscire dall’area di confort è la mia motivazione

Mio padre quando ero piccolo mi ripeteva sempre questa frase: “Devi sempre questionare su tutto, rispondere alla domanda di qualcuno con un altro e perché?”. Non dimenticherò mai questo, quella sete di conoscenza, di curiosità, essere sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, uscire dall’area di confort è la mia motivazione. Quando si dice che la nostra generazione è bombardata di informazioni e per questo saturata, non è il mio caso, perché penso che abbiamo la capacità di discernere chi o quale informazione è utile o vera. E se non hai questa capacità puoi chiedere consiglio a qualcuno che invece ce l’ha. In quanto a motivazione personale credo, come ho detto prima, che aiutare il prossimo è il migliore impuso e anche quello più gratificante.

Facebook o Twitter? E perché?

“Da un punto di vista personale scelgo Twitter, perché è il social network più democratico. Su Twitter cittadini e politici sono allo stesso livello”

Da un punto di vista personale scelgo Twitter, perché è il social network più democratico che esiste.  Nel bene e nel male agisce come una via di comunicazione diretta fra persone che non potrebbero mai incontrarsi in altri modi. Dico nel bene e nel male perché ovviamente qualsiasi persona che si nasconde dietro un profilo falso si prende la licenza di dire qualsiasi cosa rimanendo impunito e altre persone potrebbero anche prendere per vere notizie che non lo sono, tuttavia la colpa è di chi non controlla le fonti delle notizie che legge.

Ma il lato positivo è che si può parlare senza filtri con qualsiasi persona o personaggio di cui si ha bisogno e inoltre trasmettere un messaggio che sia pubblico affinché venga raccolto da milioni di persone, senza necessariamente essere in relazione di “amicizia” con questi. In altre parole Twitter mette sullo stesso piano un utente e un politico, si trasforma in una comunicazione orizzontale, anche se questo non si applica o non vale nella vita reale. Twitter è “LO” strumento comunicativo più importante della rete, perché si è convertito nella voce ufficiale di politici, eventi, dichiarazioni giornalistiche, etc. Un esempio a me vicino è quello del dibattito fra candidati alla presidenza  in Argentina, il primo nella storia dove tutte le voci politiche sono passate attraverso questa rete. Twitter per sua natura è la rete di partecipazione attiva o attivista, ovviamente se la si usa bene.

Facebook invece ha un uso più passivo, ossia l’utente aspetta di leggere quello che già è stato deciso che legga per avere un’esperienza più diveretenze e priva di dibattito esterno. Anche il controllo dei commenti segue una metodologia più restrittiva, perché possono essere cancellati molto facilmente da un amministratore, una visione totalmente opposta alla libertà di azione che dà Twitter.

Il meglio di Twitter è non leggere le catene che si condividono sulle bacheche di Facebook.

Se invece parliamo di marketing, pubblicità e questioni che si riferiscono al posizionamento di brand, la questione andrebbe analizzata in maniera più minuziosa, con un altro senso della prospettiva e sarebbe un tema molto più grande per poterne parlare qui.

Mi ricordo che a un evento di fumetti ho avuto la possibilitò di fare una domanda a David Lloyd, il disegnatore di “V per Vendetta” circa l’uso che  fa “Anonymus” nelle reti sociali della maschera di Guy Fawkes, ed egli mi rispose: “Non appoggio nessuna causa ingiusta, ne qualche movimento in particolare, ma se è per una buona causa non ci vedo nulla di male nell’usare qualsiasi tipo di maschera”.

Senza entrare in temi più complessi come il caso PRISM o altri più polemici come l’uso dei dati privati degli utenti delle reti sociali, mi piacerebbe chiudere questa domanda con una frase di Orwell che utilizzo per riferirmi all’uso differente delle varie reti sociali: 

“Il giornalismo consiste nel dire cose che altri non vogliono che si dicano; tutto il resto sono pubbliche relazioni”

Per me questo riassume la differenza nell’uso personale fra Twitter e Facebook.

Quali blogs o pagine web sono i tuoi punti di riferimento a livello professionale? Quelli che visiti con maggior frequenza per mantenerti aggiornato…

Mi piace leggere gli articoli attraverso RSS, ossia il testo nella sua forma più semplice possibile. Senza alcun ordine raccomando soprattutto i seguenti: Techcrunch, Wired, Thenextweb, Tech2, Mashable, Theverge, Forbes Technology, Nytimes Technology, Ars Technica, Cnet, Engadget, Lifehacker, fra i tanti.

Come possono seguirti i miei lettori?

Il mio sito personale è penotti.com.ar  e i miei contatti social sono:

Twitter: @penotti (twitter.com/penotti)

Instagram: @penotti (instagram.com/penotti)
LinkedIn: linkedin.com/in/penotti.

Un vero e proprio esempio di passione, dedizione e duro lavoro con il quale è stato un vero piacere parlare. E se ancora non lo conoscevi spero che anche per te sia stato un piacere scoprirlo.

 

leonardo penotti

Leonardo Penotti exponiendo en el Centro de Expresiones Contemporáneas.

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